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Poster |
Inviato il:
15/12/2006 · 18:36
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Iscritto
Utente | : | 10039 |
Iscrizione | : | 15/12/2006 |
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"Il Vero e il Falso" di Hermann KasackIncredibile romanzo, scritto dall'autore tedesco negli anni '50, sulla reale possibilità di distinguere sempre il vero dal falso, questione che sembrerebbe essenziale per il solo mondo dell'arte, ma che invece rischia di coinvolgere e stravolgere il nostro stesso modo di pensare quotidiano. La gioia di contemplare un dipinto, un mobile antico, un reperto archeologico è dovuta al saperlo vero o alla sua essenza? Se sostituiamo una tela con una sua copia, identica in tutte le sue parti anche nei minimi particolari, otteniamo lo stesso effeto sull'osservatore? o l'eventuale reazione dipende solamente dal sapere se quella osservata è la copia o l'originale? Che scopo ha conservare oggetti ritenuti veri se i falsi riescono a dare la stessa sensazione? Il protagonista del romanzo, uno stimato antiquario, arriva alla conclusione di lasciar perdere il passato per poter vivere appieno il presente. Libro raro, ma assolutamente da non perdere.
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Eraklito |
Inviato il:
10/12/2006 · 14:35
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Gestore
Utente | : | Eraklito |
Iscrizione | : | 26/03/2006 |
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L'invenzione delle nuvoleIn un freddo e umido pomeriggio del dicembre 1802 Luke Howard, impacciato e timido meteorologo dilettante, tenne un’attesa conferenza riguardo i suoi studi sulla nuvole ad un folto pubblico di scienziati e persone comuni per conto di una di quelle associazioni londinesi che tanto contribuirono allo sviluppo della scienza e all’informazione dei suoi sviluppi: in quella circostanza nacque la moderna meteorologia e ancor oggi la tassonomia delle nuvole è tributaria delle definizioni con le quali Howard arricchì la sua ricerca.Richard Hamblyn, scrittore londinese, più che una biografia di Howard in questo libro intitolato non a caso, L’invenzione delle nuvole, intreccia sagacemente gli effetti delle ricerche del meteorologo con tutto il sapere fino ad allora accumulato sull’argomento: linguaggio dei cieli in passato spesso associato nell’”atmosfera” filosofico-astrologica entro la quale le nuvole assumevano più il valore di simbologia mitica piuttosto che aspetti fenomenologici della natura e dei suoi meccanismi.Una biografia romanzata che può suscitare ampio e curioso interesse anche per la suggestiva ricostruzione del “clima” culturale del periodo a cavallo tra 700 e 800, particolarmente riferito agli sviluppi maturati dalle scienze e al grande interesse che questi progressi suscitarono nella collettività, variamente colta, della società inglese del tempo.In più, e questo elemento è accortamente esaltato dall’Hamblyn, il simbolo che in ogni epoca è stato rappresentato dalle nuvole, dal loro mutevole e indefinito linguaggio dei cieli che tanta letteratura ha affascinato da Shakespeare a Shelley, da Keats a Goethe.
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Speriamo!
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Villano |
Inviato il:
5/12/2006 · 11:10
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Iscritto
Utente | : | 10020 |
Iscrizione | : | 11/11/2006 |
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La Sceneggiatura - Syd FieldConsigliare un manuale di scrittura creativa in un sito frequentato prevalentemente da scrittori potrebbe apparire offensivo o almeno sconveniente, ma in questo caso penso che non se ne avrà a male nessuno perché "La Sceneggiatura" parla, come esplicita il titolo, di una particolare branca della letteratura non ben frequentata di questi tempi da autori italiani (quanto ci manca Zavattini...). Field è uno dei massimi maestri dell'arte dello scrivere per il cinema (maestro in tutti i sensi, essendo anche insegnante di scrittura creativa) e ha escogitato ed elaborato molte tecniche per suscitare tensione e sorpresa tra le righe delle sue stesure, elementi indispensabili per uno sceneggiatore ma molto utili anche a un classico romanziere. Ho scoperto questo libro alla Fiera del Libro di Torino di qualche anno fa; sì, proprio a Torino, dove è nato il cinema italiano e proprio nella più interessante fiera dedicata a tutto ciò che è parola scritta: dove potevo trovare di meglio? E infatti... provare (a lèggere) per credere…
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Senza un briciolo di testa
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Gomitoaguzzo |
Inviato il:
3/12/2006 · 12:44
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Iscritto
Utente | : | 10008 |
Iscrizione | : | 08/08/2006 |
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Re: Medioevo sul naso - Chiara FrugoniCercherò questo libro, che mi incuriosisce soprattutto per l' apparato iconografico, a testimonianza di un periodo colorato, perlomeno per coloro che ci vivevano, dotati sicuramente di grande inventiva...L'oscurità è una proiezione, nostra.Questi versi eraclitei:-))"Ogni generazione deve farsi il concetto del passato;/ l' histoire écrite è in parte l' espressione del periodo,/ il resto l' umore del tempo di chi scrive."sono chiarificatori e tanto più validi per quanto è accaduto al Medioevo, fatti salvi i confini canonici qui indicati, letto sovente attraverso lenti montate su strutture teoretiche nate tra il XVIII (la prospettiva oscurantista degli illuministi ereditata dagli umanisti che portò gli Inglesi a parlare di 'dark ages') e il XIX secolo(l' idealizzazione romantica), che pur avendo a loro volta subito trasformazioni hanno lasciato, complici un certo cinema e la tv, una patina deformante anche nella comune visione attuale .In un certo revival del Medioevo e in certe ricostruzioni folcloriche colgo speso la stessa disinvoltura di Viollet-le Duc e dei suoi imitatori, un' analoga volontà di progettare emozioni. Per una visione antiriflesso, a parte la lettura diretta, si fa per dire (e qui noi Italiani prendiamo filologicamente le distanze dai Francesi) dei testi dell' epoca, a me piace molto proprio un medievista Francese, Jacques Le Goff, capace di un racconto appassionante e critico, che non indora un'epoca di cui illustra anche le rozzezze. Tra i suoi molti saggi ho apprezzato "La borsa e la vita" e "L'immaginario medioevale", editi entrambi da Laterza. E poi chissà che non allestisca di nuovo a Parma, con la quale pare abbia un legame particolare, qualche mostra, con gli oggetti della vita quotidiana. E' indispensabile per lui il ricorso all' etnologia e all' antropologia, nella consapevolezza della parzialità delle fonti scritte, in una società in cui la scrittura era l' espressione di una piccola élite, mentre la maggioranza era analfabeta o semianalfabeta.Situazione ben rafigurata dai rotoli degli 'exultet', gran bella invenzione quella: a doppia visione!
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