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UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE, MA CHE SIA BUONA PUBBLICHIAMO VOLENTIERI IL TESTO DI QUESTA MAIL CHE RITENIAMO INTERESSANTE PER UN APPROFONDITO DIBATTITO, TUTTAVIA SENZA ALCUNA PRECONCETTA POSIZIONE IDEOLOGICA O ETICA CHE NE GIUSTIFICHI LA PUBBLICAZIONE.
La riforma della legge elettorale, così come si prospetta secondo le notizie di stampa, non sembra essere accettabile in diversi punti. Il punto meno accettabile è l'elezione diretta del premier. Anche Berlusconi la voleva, ed è tutto dire. Stravolge il modello democratico che s'incentra nel Parlamento, l'organo che rappresenta la nazione; da cui il premier è eletto e cui è responsabile. L'elezione diretta lo sottrae di fatto al Parlamento in quanto non dal Parlamento deriva il suo potere ma un'elezione popolare. Gli conferisce perciò un potere suo originario che prescinde dal Parlamento e diventa così insindacabile. Un eccesso di potere, come si vede - e si è visto particolarmente in questi anni - nel regime presidenziale americano, dove il presidente diventa la figura centrale che, specie se ha la maggioranza parlamentare, si fa il suo governo a piacere, e a piacere decide la linea politica e la sua attuazione. Il premio di maggioranza è un fatto anomalo; che può essere tollerato solo come temporaneo, in situazione d'instabilità. Che poi sia concesso a livello nazionale per ambedue le Camere, è abbastanza ovvio. Stante la particolare situazione italiana e il ruolo che vi hanno i partiti minori, è praticamente impensabile che sia concesso solo alle liste maggiori, come vorrebbe il progetto D'Alimonte; o sia concesso alle liste anziché alle coalizioni, che risulterebbero meno coese. Perciò anche il modello tedesco, con sbarramento al 5%, non sembra praticabile in Italia. Il divieto di candidarsi in più collegi è una elementare misura di correttezza e di rispetto dell'elettorato. Il proporzionale è il metodo che meglio risponde al principio di sovranità popolare, il più democratico; con la possibilità d'indicare il candidato prescelto, quindi con una preferenza. Corretto col premio di maggioranza può contrastare sufficientemente l'instabilità. In tal caso il maggioritario perde la sua funzione. Una forte azione unificatrice dev'essere promossa tra i partiti per superarne la frammentazione; un'azione tendente a superare l'individualismo per il superiore bene dell'intero paese. Non sembra invece opportuna una trattativa con l'opposizione, di cui è nota la faziosità e la scarsa onestà.
Lecce, novembre 2006
Per il Movimento, il Responsabile Prof. Arrigo Colombo
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AD ANCONA E' SU INTERNET CHE VEDI QUELLO CHE FANNO LE TUE FIGLIE di Alessandro Maria Fucili PUBBLICHIAMO VOLENTIERI IL TESTO DI QUESTA MAIL CHE RITENIAMO INTERESSANTE PER UN APPROFONDITO DIBATTITO, TUTTAVIA SENZA ALCUNA PRECONCETTA POSIZIONE IDEOLOGICA O ETICA CHE NE GIUSTIFICHI LA PUBBLICAZIONE.
Un gruppo di adolescenti di buona famiglia nelle Marche praticano il sesso di gruppo per vivacizzare i pomeriggi e le serate nel quartiere: anche 8 amplessi al giorno per i ragazzini coinvolti, spesso in gruppo, da oltre un anno. E gli adulti non ne sapevano nulla. Possibile?
Ancona. La storia - Un gruppo di adolescenti tutti frequentanti il medesimo istituto tecnico, e tutti residenti in un apparentemente tranquillo quartiere della periferia della città. Famiglie normali, con figli che passano il tempo libero “al parco” , uno spazio verde del quartiere. Alcune ragazzine che frequentano le scuole medie o le superiori , una delle quale disponibile. Pare molto disponibile. Ed iniziano, forse casualmente, i primi approcci, tra i cespugli o sulle panchine del parco. Corpi acerbi che diventano sempre più esperti. Rapporti completi , eseguiti non più da soli con la fidanzatina, ma in gruppo, quasi ci si trovasse ogni pomeriggio sul set di un film a luci rosse. E di questo tutti i ragazzi del gruppo ed i loro tanti compagni di scuola sapevano. Racconti mitici di ammucchiate che spavaldamente si raccontavano tra i banchi. E foto o filmatini girati con i cellulari per certificare che il racconto corrispondeva ad innegabile realtà. Ed il giro si allargava. Questo il racconto, questo l’accaduto, crudo e drammaticamente preoccupante. Ma, a dire il vero, la preoccupazione deve essere destata dalla reazione glaciale, disinteressata, omertosa che tutto il quartiere ha dimostrato. Una città solidale con il silenzio. Interrogatori dove può essere tranquillamente fotocopiata la risposta dei tanti , troppi adulti e ragazzi già ascoltati: non so niente, non mi sono mai accorto di nulla. Ma una città che reagisce in questa maniera, un quartiere che non rappresenta con obbiettiva lucidità i fatti accaduti, e che non potevano certo essere sconosciuti, di fatto accetta, avvalla, acconsente ciò che i suoi ragazzi hanno per mesi compiuto. Una cruda analisi ed una spietata critica vanno poi rivolte all’incapacità dei Servizi Sociali territoriali, alle Agenzie educative del territorio ed ai loro operatori e referenti rispetto al non aver mai colto la gravità di un fenomeno di gruppo così consolidato in quel luogo, per lungo tempo e coinvolgendo così tanti ragazzi e ragazze. L’incredulità questa volta si è velocemente trasformata nel non voler sapere e nel non voler credere a quanto accaduto. E appare quanto mai chiaro come nessuno dei genitori coinvolti, siano padri e madri delle ragazzine o dei ragazzini, abbiano ancora percepito la gravità dell’accaduto e, soprattutto, l’inevitabile gravità delle conseguenze penali per i propri figli. Condanne inevitabili, dure ed esemplari proprio e soprattutto per l’atteggiamento di silenzio assenso in qualche maniera da troppi genitori manifestato. Condanne che cambieranno ancora e radicalmente la vita di molti di questi giovanissimi, troppo immaturi per una sessualità usata in modo meschino, e soprattutto per nulla aiutati, nei mesi scorsi, da genitori troppo “normali”. Ma l’incapacità di interpretare i disagi delle proprie figlie e dei propri figli non sarebbe mai venuto alla luce per mano o per scelta di questi genitori. No, mai. Tutto è emerso perché la rete, internet, e lo scambio continuo di MMS (i messaggi Multimediali con foto e video che si inviano da e tra cellulari) è divenuta, loro malgrado, il loro segnale di disagio, il loro conscio o forse più inconscio atto di auto denuncia. Internet non è diabolico e tanto meno “sporco”. Internet è una vetrina virtuale dove chi è sporco mette immondizia e chi è pulito mette in vista delle splendide informazioni, foto, immagini. Siano essi giovani o maturi. Internet, la rete e la tecnologia hanno aiutato, a loro insaputa, molto più questi ragazzi di quanto non abbiano fatto i loro genitori, di quanto non abbiano fatto i Servizi Sociali di questa città e di quanto non abbiano saputo o voluto fare scuola, parrocchia, amici, parenti. Ha espresso per loro un urlo di denuncia duro e forte quanto dure e forti sono state le immagini che hanno messo on line. E che non si fermeranno mai. Questi ragazzi e soprattutto queste ragazzine, cresceranno in un contesto che non potrà mai dimenticare. Anche se l’omertà ha tentato di seppellire l’accaduto, la pubblicazione sulla rete diventa come una cicatrice o un tatuaggio sul viso per ciascuno di loro. E anche dopo che avranno pagato, scontando le pene che i magistrati minorili avranno loro inflitto, la rete gli risputerà in faccia la loro stupidità. A loro ed alle loro famiglie per bene, normali. Così silenziose prima, durante e dopo. Alcuni ad Ancona dicono che non accade solo in quel quartiere, e solo in città. Non è solo quello il modello. Eh sì, probabilmente questo è ormai il vero modello marchigiano.
Alessandro Maria Fucili
Mobile: 3483340603
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Villano |
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14/11/2006 · 6:24
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A me la provincia rimane simpatica, secondo me è un'identità più forte che quella regionale, specialmente in una regione come la Toscana dove i "campanili" sono fortissimi sin dai tempi della nascita dei comuni. Esistono già enti paraprovinciali come i comprensori (vedi il Chianti o l'Empolese-Valdelsa) ma mi sembrano istituzioni molto deboli e, proprio perché non più di tanto strutturate come una provincia, anche molto meno operative. Il fatto che molti comprensori tentino annualmente di ottenere lo status di provincia (ultimi a riuscirci sono stati Monza e Brianza, Fermo e la triade pugliese Barletta Andria e Trani) dimostra che essere un sottoente serve a poco, anche se non è poi del tutto dimostrata l'utilità dell'eventuale "promozione".
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Senza un briciolo di testa
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