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STAZIONE DI POSTA Nº75/88 · FEBBRAIO 2000
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TENDENZE NELLA LETTERATURA SVEDESE DEL NOVECENTO
QUINDICI ANNI NELL’INVISIBILE
Mentre esplosioni controllate di vecchi ordigni bellici evocano gli orrori di antiche guerre (sigillati nella memoria dei defunti e annebbiati nelle menti dei superstiti), e le recenti tragiche guerre non trovano neanche più posto nelle memorie, il mondo (civile) è impegnato in un triangolo di argomentazioni che suscitano qualche sospetto. L’aumento incontrollato dei prodotti petroliferi, la mappa delle riserve petrolifere che promette ancora molti anni di benzina, il dibattito per l’azzeramento del debito pubblico dei Paese Sottosviluppati (ma non tanto da poter rinunciare ai sofisticati armamenti che sono la causa principale del loro indebitamento). Il sospetto, che non è nella lungimiranza di questa testata argomentare senza il pericolo di essere accusati di dilettantismo, sorge freatico: così come speriamo insorga spontaneo nelle coscienze dei nostri lettori (se avranno un minimo di concentrazione per ricostruire gli avvenimenti che si sono succeduti fino a determinare le tre problematiche, e a farle emergere dal buio insieme. Perché, amici, l’interesse culturale non può rinunciare alla comprensione dei meccanismi che regolano il nostro vivere e che giustificano l’amore per quelle regioni dell’esistenza che si fanno tutt’uno con l’uomo e con la sua Storia.
Con questo sconfinamento in argomenti che non dovrebbero competerci (secondo una consolidata ed efficiente divisione del lavoro) comincia il quindicesimo anno di vita di Stazione di Posta (in realtà sarebbe stato il 1999, ma lo abbiamo arbitrariamente spostato al 2000 per poter celebrare anche noi un nostro piccolo e personale Giubileo: in silenzio però, senza i clamori e gli scandali, che sicuramente infuocheranno nel 2001, riguardo l’altro Giubileo, quello Innominabile per rispetto alla nostra Fede, quando finita questa specie di Olimpiade Religiosa (che ha ciacciato ben oltre i riferimenti spirituali che la dovrebbero riguardare), qualcuno dovrà fare i conti. E quando nel nostro Paese si arriva alla Resa dei Conti è inutili prevedere quanto succederà.
In questo numero di Stazione di Posta la parte monografica è destinata ad un argomento, la letteratura svedese del novecento, a cura di Yrja Haglund e Daniela Marcheschi, che sicuramente potrà interessare e incuriosire: se non altro per la mancanza o quasi di studi analoghi, per la distrazione dei compilatori di tassonomie culturali spesso più inclini a scoprire realtà lontane nello spazio e nel tempo per un mai sopito senso di esotismo che coinvolge dal turismo alle arti varie. Poi alcuni racconti come di consueto e tre saggi tra i quali crediamo di non far torto agli altri se teniamo a segnalare quello di Giorgio Luti, .... per l’originalità del tema e la capacità dell’analisi.
Stazione di Posta per tutta una serie di connotazioni, non ultima la veste grafica, potrebbe indurre un distratto lettore alla considerazione che si tratti di una rivista attardata su antichi modelli di fare cultura, di fare rivista. Questa considerazione, che riterremmo infondata, è ulteriormente negata dalla recente collaborazione della rivista con il sito internet fiorentino wwwFirenze.net, dove nella pagina Libri e Letture Stazione di Posta è presente con la certezza e l’accortezza che anche questi nuovi strumenti di comunicazione potranno incarnare il modello di fare cultura così come noi crediamo, facendo attenzione, come del resto in tutte le realtà esistenziali, a non confondere il soggetto con l’oggetto, a non scambiare il fine per il mezzo.
Paolo Codazzi
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