Quando per cattiva disposizione del cambio dei cavalli, o per improvvisa
malattia di uno di essi (polmonite, fuoco di sant’Antonio, vene varicose,
infarti cerebrali, si sa, sono patologie assai diffuse tra gli equini); quando
per le risse degli esigenti viaggiatori (sempre in eccesso rispetto alle scarse
poste in partenza); spesso per incidenti alle vetuste e scomode carrozze, o per
improvvisi scioperi dei vetturini e postiglioni (che pur non aderendo a nessun
sindacato, sovente si accovacciano con qualche comare di passaggio); per non
dire degli innumerevoli bagagli che appesantiscono i trasporti come se ogni
viaggio fosse un esodo definitivo verso nuove terre. E tutto questo esaspera le
attese alla Stazione di Posta (ingigantito dalle inefficienze dei convogli
postali, dalla loro ingiustificata precedenza su tutto e su tutti - forse
volendo in realtà scoraggiare i viaggi per terra: qualcuno afferma per il
timore dei solchi delle carrozze). Anzi pare proprio che non ci sia altra
giustificazione, che non sia una lunghissima, interminabile attesa, alla
esistenza della Stazione di Posta, al suo insistito bisbiglio di eretiche
proteste nei lunghissimi intervalli tra la partenza di un convoglio e l’altro.
Ma in questa
imprevedibile convivenza di viaggiatori senza meta sta forse il senso più
vitale di Stazione di Posta, dove gli argomenti, tra un’imprecazione e una
bestemmia (mai contro divinità), evaporano nell’aria rappresa dal fumo dei
sigari e, forse, inconsapevolmente i viaggiatori non cercano di meglio per
interrompere i loro silenziosi viaggi appesantiti dai pesi di un
irreversibile Esodo Collettivo nel quale soltanto i bagagli, e non sempre,
arrivano a destinazione.
La Stazione di Posta è aperta a tutti (facendo attenzione a pulirsi le
scarpe allo zerbino, a lasciare telefonini a casa propria: e niente gomma
americana attaccata sotto i tavoli), e ci aspettiamo tanta confusione di
messaggi in modo da giustificare le lunghe attese alla Stazione di Posta.
“...
Vogliamo cioè dare vita ad un periodico che esca dal circolo della Società
Letteraria per aprire spazi adeguati ad una creatività riflessiva, morale,
u-morale ed umoristica: portatrice cioè di un pieno di vita culturale. Firenze
potrà così divenire una Stazione di Posta fra Nord e Sud, fra due modi
complementari di immaginare e creare.”
Così esordivamo (Stazione
di Posta n° 1- Settembre 1984) prescrivendo le avvertenze
di viaggio all’interno delle
quali il nostro lavoro avrebbe dovuto trovare destinazione prevista e che, con i
rischi di ogni avventura che non trova motivazione alcuna nelle ricorrenti
statistiche sui desideri dei singoli individui e dei popoli (vieppiù aggravata
da cavalli azzoppati, postiglioni ubriachi e, non ultimi, viaggiatori
ingombranti e rissosi), crediamo di aver coerentemente avvicinate in quasi venti
anni di attività.
Ed è proprio in
questo frugamento, se si vuole, spostato sempre più e inevitabilmente ai
margini dell’Impero, dove anche i Nani del Sottobosco temono esporsi, Stazione
di Posta ha idealmente recintata un’area d’intervento e il suo operare che
per quanto a volte impacciato, o
meglio impeciato di ingenuo rigore (spesso, forse, scambiato per presunzione),
ha sicuramente caratterizzato la nostra buona
mano dalla uniformità lattea cristallizzatasi nell’universo di iniziative
similari.
In questo continuo esplorare, forse anche per il gusto di farlo, in
questa confabulata attesa alla Stazione di Posta in terre di nessuno o di
confine, il legame tra la rivista (o anche la Firenze che crediamo di
rappresentare, se si vuole) e Periferie vitali si è consolidato unendo
idealmente Capitali Apocrife di un Paese in cui Tutto, purtroppo, avviene nelle
Regge di ringhiose satrapie sempre in armi e in mancanza di avversari
picchiandosi tra loro.
STAZIONE DI POSTA, bimestrale di corrispondenze culturali, fu fondata nel 1984,
durante la mitica stagione di “Ottovolante” (della quale i fondatori di
Stazione di Posta facevano parte), da un gruppo di intellettuali fiorentini che
raccolse un’idea di Paolo Codazzi. Successivamente soltanto Paolo Codazzi
(Direttore Editoriale), Franco Manescalchi (Direttore Responsabile) e Carlo
Fiaschi, per le alterne vicende di ogni redazione, hanno portato avanti il
periodico che ad oggi conta 18 anni di vita e circa quattrocento collaboratori.
La caratteristica che dopo alcuni anni di pubblicazioni contraddistinse Stazione
di Posta è la struttura stessa della rivista,
che pur divisa in rubriche come molte altre analoghe testate, in realta
ogni fascicolo viene caratterizzato da una ampia parte monografica su argomenti
di varia natura e non necessariamente letterari. E sufficiente dare uno sguardo
alla bibliografia della rivista per scoprire il variegato orizzonte di argomenti
cui Stazione di Posta si è occupata.
Ciò ha dilatato
di fatto la Redazione includendo autori adeguati ad affrontare i temi che di
volta in volta vengono selezionati ed ha evitato che la rivista si richiudesse
nella redazione contraddicendo le motivazioni che giustificarono la fondazione.
Ma stazione di Posta non è soltanto una rivista, un grumo cartaceo destinato ad
un irreversibile ingiallimento, fin dall’inizio dell’attività la pur esigua
Redazione ha programmato e perseguito altre opportunità d’intervento
culturale comunque sempre in linea con le prescrizioni di viaggio
espresse chiaramente già nel numero 1 della rivista.
La manifestazione di maggior prestigio legata al nome di Stazione di
Posta è sicuramente il Premio Letterario
Chianti, promosso in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Greve in
Chianti (alla quale dall’edizione 1999 si sono convenzionati anche i Comuni di
Radda in Chianti e di San Casciano Val di Pesa)
riservato a volumi di narrativa e giunto, in questo 2002, alla
quindicesima edizione. Nel corso di questi quindici anni di attività il Premio
ha promosso la conoscenza e l’interesse per la letteratura italiana
contemporanea attraverso la premiazione di molti noti autori selezionati da una
Giuria Tecnica e da una Giuria di Lettori composta da oltre centocinquanta
membri abitanti in buona parte nei comuni convenzionati con Stazione di Posta
nell’organizzazione del Premio.
Stazione di Posta, negli anni dal 1990 al 1993 ha curato, in collaborazione con
il Comune di Firenze, Archivio giovani scrittori, la manifestazione “Penne per
volare” che aveva lo scopo di incoraggiare giovani scrittori ed avviarli per
la difficile strada della scrittura creativa. Molti di questi giovani scrittori
hanno trovato in Stazione di Posta il battesimo della pubblicazione, così come
altri hanno trovato utili consigli per il proseguimento della loro attività di
scrittori.
Altre e varie manifestazioni, conferenze, seminari e dibattiti Stazione di Posta
in questi anni li ha realizzati in collaborazione con i Comuni di Fiesole,
Sinalunga, Trieste, L’Aquila, Arezzo, Roma, Bologna, Modena. Così come
analoghe iniziative sono state promosse da Stazione di Posta in ambienti
istituzionali quali il Salone del libro di Torino, Pianeta Gutemberg di Trieste,
Salone del libro di Vicenza e varie rubriche radiofoniche e televisive.
Inoltre Stazione di Posta e la Casa Editrice Esuvia, editore della rivista,
organizzano da alcuni anni il Premio di Poesia, I
Poeti di Esuvia, destinato agli abbonati della rivista, e consistente nella
pubblicazione gratuita della raccolta vincitrice. Il Premio è giunto alla
ottava edizione e i volumi pubblicati sono stati considerati dalla critica
meritevoli di attenzione, sia per i contenuti, sia per l’aspetto fisico dei
volumi stessi.
Stazione di Posta e Esuvia
Edizioni hanno in programma altre collaborazioni che
si concretizzeranno in una collana per
racconti e una collana per narrativa
in genere. Mentre è già operante con la pubblicazione del volume La
rotonda
del Brunelleschi, di Divo Savelli,
una collana di interventi storico-artistici, e con il volume Maremma,
storia, arte, cultura, di Aldo Mazzolai, e stata avviata una nuova collana,
definita, Itinerari dell’anima.
Nel confermare gli intenti che ne giustificarono la fondazione e l’attività
successiva, Stazione di Posta si pone
appunto come stazione per tutti coloro che intendono partecipare ad un impegno
creativo attraverso testi, suggerimenti, interventi fuori rivista, confermando
così la natura della testata: aperta a tutti i contributi coerenti con le linee
redazionali senza limitazioni di alcun genere.
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